Sant’Andrea del Garigliano

S. Andrea del Garigliano e l’acqua: una storia infinita che lega indissolubilmente questo paese al fiume che lo lambisce. È la vicinanza del Garigliano, allora importante via di comunicazione e di trasporto tra l’abbazia di Montecassino e il porto di Gaeta, a indurre nel medioevo la fondazione di una cella e poi di un castrum sullo sperone roccioso del più estremo lembo meridionale della “Terra dei Santi”. È la fertilità delle terre inondate dal fiume a fare per secoli dell’agricoltura una ricchezza per tutta la comunità. È, ancora, l’importanza strategica del Garigliano a trasformare S. Andrea in un nodo cruciale dell’ultima guerra mondiale. Ed è sempre il fiume che ai tempi nostri ha reso possibile la trasformazione dell’agricoltura, passata alla piantagione intensiva dei pioppi che in lunghi filari ricoprono le fertili valli di S. Andrea. Cenni storici. Alcuni rinvenimenti archeologici testimoniano che il luogo era abitato anche in età molto remota, come si evince dalla “pietra scritta” (una grossa pietra di epoca probabilmente pre romana con una iscrizione dedicata alla moglie di un guerriero caduto in battaglia), oggi ancora visibile in località Guardia o dalle enormi lastre di pietra posizionate nei pressi degli impianti sportivi comunali in un modo certamente non naturale, da lasciare il visitatore sgomento e avvolto nel mistero. Ma il primo insediamento di cui si ha notizia storica risale all’anno 817: l’Abate S.Apollinare fondò una “chiesa” – così si chiamavano i primi nuclei abitati in località Villa de Garigliano (Villa S. Maria secondo la tradizione orale). Infatti, la storia della comunità di S. Andrea è legata alla storia del Monastero di Montecassino e in parte del Ducato di Gaeta. I monti di S. Andrea erano a confine tra l’uno e l’altro “come acqua pende”. Il nucleo abitato venne distrutto dalle orde saracene nell’anno 846. Gli abitanti sopravvissuti al massacro ricostruirono il paese dove sorge attualmente (Castrum S. Andreae). Il nuovo nucleo è menzionato per la prima volta in un diploma del 10 luglio 961 con il quale Pandolfo I e Landolfo III, principi di Capua e Benevento confermavano i possedimenti dell’Abbazia all’Abate Aligerno. Tra gli anni 1038 e 1055 l’Abate Richerio portò a termine il sistema fortificato cingendo di mura i fabbricati sorti attorno alla Chiesa. Torri di difesa e resti di fortificazioni sono visibili ancora oggi, mentre la Porta, andata perduta il secolo scorso, resta tuttora nella toponomastica del Comune. Nell’anno 1107 il Castrum S. Andreae è compreso tra quelli che Riccardo dell’Aquila, duca di Gaeta, prende sotto la sua protezione, giurando fedeltà all’Abate Ottone. I confini del “Castrum” sono riportati nel “Regestum Confinium” del 1268 con il quale si ridefiniva la “Terra di S. Benedetto”. La Chiesa, precedentemente intitolata a S. Andrea fu poi dedicata a S. Benedetto e divenne Collegiata nell’anno 1576; fu sottoposta a restauri tra il XVII e XVIII secolo; è andata distrutta recentemente (fine anni ’80). Il campanile, invece, distrutto dai bombardamenti del 1943-44, è stato ricostruito attorno agli anni ’50 come torre civica con orologi e campane. Fra i1 ‘600 e il ‘700 S. Andrea fu un fiorente centro produttore di ceramiche artistiche che decoravano anche la Chiesa di S. Benedetto e di cui sono stati conservati soltanto pochi esemplari. Maggiore fortuna hanno avuto le produzioni che decorano tuttora le Collegiate di Vallemaio e di Galluccio. Alcuni autori ritengono che le ceramiche di S. Andrea siano state esportate anche nella Capitale del Regno (v. scheda). Dal 1927 il comune, sottratto alla “Terra di Lavoro”, è stato acquisito alla Provincia di Frosinone. “Esagonette decorate su smalto bianco opaco con motivi ornamentali fitomorfi e zoomorfi, araldici e a figure umane sono ormai attestate Galluccio (collegiata di S. Stefano), a Vallemaio (chiesa dell’Annunziata), a S. Andrea (chiesa di S. Benedetto), ad Ausonia (santuario di S. Maria del Piano) e in altre località dei dintorni: si tratta delle mattonelle smaltate prodotte a S. Andrea del Garigliano nei sec. XVI-XVIII. Importante per individuare il luogo di produzione è l’impiantito presente nell’area presbiteriale della chiesa dell’Annunziata di Vallemaio ove si conserva il maggior numero di esagonette, e in cui alcune presentavano un’iscrizione con la citazione del Mastro Nardo Rao e dei ceramisti Vincenzo Arpino e Sebastiano De Vito, e del luogo di produzione, il castello di S. Andrea. Esaminando l’intera produzione di queste riggiole cinquecentesche è possibile evidenziarne le caratteristiche. Tutti gli impiantiti rintracciati sinora ed attribuiti alla bottega sono realizzati utilizzando mattonelle di forma esagonale allungata, di cm. 23,5×14,5×3, caratterizzate da uno schema decorativo autonomo, ossia con decorazione del tutto indipendente, e disposte allineate, a nido d’ape. La decorazione può interessare tutto il campo, delimitato sul bordo da linee di contorno, ma, spesso, è disposta su tre fasce orizzontali, di cui la centrale è la più evidente, o in campiture particolari quali due pentagoni uguali o un quadrato centrale. Vasto è il repertorio iconografico. che appare inquadrabile nell’ambito della tradizione napoletana rinascimentale, pur se leggermente attardata, con alcune raffigurazioni certamente originali e realizzate con ottima tecnica pittorica. I motivi fitomorfi, soprattutto le foglie cosiddette accartocciate, ossia ripiegate su se stesse, con fiori o non, sono i più frequenti ed occupano l’intero campo da decorare o una fascia centrale, che si accompagna ad un motivo periferico a spigato, assimilabile alla corona di alloro. Le foglie accartocciate si rifanno alla tradizione dei pavimenti che a partire dalla metà del XV sec. si diffusero in alcune aree dell’Italia Centrale e, soprattutto, a Napoli. I motivi zoomorfi sono presenti singoli od a coppia, occupando generalmente l’intera superficie dell’esagonetta. Tipica è la lepre in corsa tra balzi erbosi, inseguita da un cane o da un uccello rapace. Molto ricorrenti anche gli uccelli acquatici, dipinti tra elementi di vegetazione. Frequenti, inoltre, gli uccelli affrontati ed il gallo associato a motivi araldici. I motivi geometrici, come la fune o treccia bianca su fondo blu, la treccia stilizzata a rombi ed il motivo a nastro, reminiscenze della tradizionemedievale campana, possono essere inseriti nella fascia centrale. A volte stelle ad otto punte o motivi a scacchiera fanno da campitura ad un quadrato centrale”. (L. Di Cosmo)

  • Abitanti 1.589
  • Altitudine (mt. slm) 164
  • Superficie territorio (Ha.) 1.684

Numeri utili

  • Municipio: Tel. 0776 956021
  • ProLoco: Tel. 0776 9956433

SITO ISTITUZIONALE

Posizione

Sant’Andrea del Garigliano 03040 Sant’Andrea del Garigliano
Italia
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